venerdì 2 settembre 2011

LI FOL DAL ROTCHESS - LA GRANDE AVVENTURA ESPLORATIVA SULLE MONTAGNE DELLE VALLI DI LANZO


Incompresi o ammirati, blasonati o talvolta addirittura denigrati, gli alpinisti e le loro imprese hanno accompagnato le fortune turistiche valligiane, contribuendo altresì in modo significativo alla conoscenza della geografia delle terre alte, fino ad allora ignorata o mal compresa.
A distanza di quasi due secoli molti sono coloro che ogni anno si riversano sulle montagne delle Valli di Lanzo, per percorrere le vie che hanno fatto la storia dell’alpinismo torinese, mentre l’esplorazione rimane ancora prerogativa di pochi.
Questo libro non vuole essere l’opera omnia dell’alpinismo delle Valli di Lanzo, ma si prefigge piuttosto di esaminarne nel tempo i tratti storico – sociali ed etico - filosofici, attraverso il racconto in chiave giornalistica delle sue tappe fondamentali. Conoscerete così le gesta e le motivazioni di un manipolo di appassionati , socialmente disomogenei, che hanno fatto di questa montagne il loro mondo.
Pur utilizzando l’impianto tipico di un libro di storia, il testo si prende la libertà di un’analisi critica per la prima volta basata sull’oggettività della difficoltà tecnica, smontando il mito di alcune salite che sono state eccessivamente celebrate dalla storiografia tradizionale delle Valli di Lanzo. Per la prima volta, ecco una pubblicazione scritta da un’alpinista, che oltre ad aver aperto numerose vie nuove su queste montagne, ha ripetuto praticamente tutte quelle considerate “essenziali” per la storia alpinistica subalpina. Non solo, ma la sua attività di ripetizione sui più famosi massicci montuosi delle Alpi, non solo occidentali, gli ha permesso di valutare in modo equilibrato le “imprese” compiute sulle montagne delle Valli di Lanzo e di equipararle al resto dell’alpinismo italiano nelle corrispettive epoche.
E’ storicamente radicata nell’ambiente torinese una soggezione per i miti del passato, una soggezione che ha spesso imbrigliato e alienato i giovani alpinisti. Questo ha determinato un’involuzione più che un’evoluzione. Ma sulle nostre montagne, negli ultimi vent’anni, abbiamo dimostrato che non è affatto così. L’alpinismo si fa sulla difficoltà in roccia, in ghiaccio e su misto, non di “corsa” come una certa scuola di pensiero oggi vorrebbe far credere. Le nuove tendenze stanno dimostrando che basta cambiare le regole del gioco per trovare delle strade possibili, e molti giovani rifiutano la banalizzazione della montagna e dell’arrampicata sancita dalla logica “plaisir” rivendicando esplorazione, avventura e incertezza della riuscita.
Se si guarda con attenzione, il grande alpinismo “di difficoltà” sulle nostre montagne è solo agl’inizi



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