domenica 16 giugno 2013

Vallone di Sea Climbing Meeting 2013

Programma Sabato 27 luglio Ore 9: ritrovo presso l’Albergo Savoia di Forno Alpi Graie (Grosvavallo) e registrazione dei partecipanti. Costo dell’iscrizione 10 euro comprensivo della maglietta del raduno e degli aggiornamenti delle vie nel Vallone di Sea. Partenza per i settori del vallone. Ore 19: Cena tutti assieme presso il ristorante Setugrino di frazione di Pialpetta di Groscavallo, capoluogo comunale (di fronte al municipio). Ore 21: proiezione Domenica 28 luglio. Ore 9: ritrovo presso l’albergo Savoia e registrazione dei partecipanti. Partenza per i settori di arrampicata per chi intende arrampicare sulle vie. Ore 10: “Polvere di Stelle Bouldering Contest – seconda edizione”. Blocchi per tutti, principianti, amatori e top, sul filo della storia. Ai partecipanti verrà consegnata una monografia aggiornata sui massi. Ore 15: se il tempo è bello,“merenda bon bocoun” tutti assieme a Balma Massiet e premiazione del Bouldering Contest. In caso di maltempo, Ore 18: premiazione Bouldering Contest e cena di chiusura tutti assieme. D

giovedì 30 maggio 2013

Valli di Lanzo: ripartire dal territorio

E’ luogo comune affermare che quando si “tocca il fondo” non si può far altro che risalire. Ora, è difficile dire se in territori come i nostri, questo fondo sia stato raggiunto. E’ però sufficiente captare il senso di resa che talvolta si manifesta nei nostri paesi, per capire che l’impatto al termine della caduta non è poi così lontano. La marginalizzazione delle “terre alte” è certamente stata accelerata dalla crisi economica globale. Il “male” ha però molte sfaccettature: dallo scarso peso politico di certe aree in termini elettorali alla maldestra metabolizzazione dello sfruttamento turistico, che nel corso di un secolo è passato dalla cosiddetta “belle epoque” all’era industriale. E’ in questa fase, tra gli anni ‘60 e ‘70, che il turismo di massa estivo ha conosciuto il suo apice, esaurendo poi la spinta inerziale negli anni ‘80. In molti hanno creduto che la rendita di questo periodo, in cui è fiorita la speculazione edilizia associata alla svendita del territorio, potesse durare per generazioni. La perdita della nostra identità geografica e linguistica, al massimo rispolverata come elemento folkloristico, ha innescato un rapporto uomo – montagna sempre più distante dalla “risorsa territorio”, un allontanamento spesso mediato culturalmente da un’incredibile quanto inspiegabile ignoranza delle risorse paesistiche reali, che invece sono il pilastro dell’architettura socio-antropologica delle nostre valli. Oggi, paradossalmente, la crisi che stiamo vivendo ci offre una nuova opportunità a patto che la si voglia cogliere. Le future politiche territoriali andranno indirizzate alla liberazione delle risorse economiche e culturali delle società locali, risorse che spesso oggi non sono riconosciute come tali. In questo progetto dovrà essere inserito il paesaggio naturale attraverso il potenziamento della rete escursionistica e lo studio di nuovi percorsi d’interesse storico-etnografico, così come un’agricoltura non più confinata a elemento di sussistenza minima o al più integrativo. Per attuare tutto ciò, occorre una piattaforma comune che superi gli storici egoismi locali, costruendo al contrario aree territoriali dinamiche, vero luogo di processi e azioni. E’ necessario cicatrizzare dunque il taglio perpetrato in passato a danno dei valori tradizionali perché ammaliati dall’illusoria prospettiva di un turismo speculativo, ripartendo invece dal territorio e da una nuova sensibilità di lettura. Non è ancora troppo tardi e “risalire” è possibile.

Ricordando Gian Piero Motti

Quest’anno, sabato 22 giugno, ricorderemo la figura di Gian Piero Motti, alpinista e raffinato ideologo della montagna. Lo faremo a Breno di Chialamberto, luogo che gli fu caro fin dall’infanzia e che vide maturare progressivamente quella sensibilità spirituale e visionaria che seppe in seguito far irrompere in un mondo alpinistico dominato dallo stallo intellettuale. Tralasciando la consueta anfibologia: “Nuovo Mattino-Motti” e rifuggendo da velleità agiografiche, dell’uomo Motti a mio avviso occorre senz’altro sottolineare le profonde e solide radici con i luoghi della fanciullezza, con quella geografia degli affetti in cui, la Val Grande in particolare, avrà un ruolo fondamentale nella definizione di quell’animo che coglierà come pochi altri lo spirito evocativo della montagna e dei suoi elementi. Questo fatto emerge in modo esemplare nell’ultimo scritto: “Alla ricerca delle Antiche Sere”, dove la monografia alpinistica sul vallone di Sea è in realtà la scusa per svelare molti elementi chiarificatori del tentativo, forse fallito, di intendere la scalata entro una dimensione spirituale. Le “Antiche Sere” rappresentarono probabilmente una delle ultime espressioni manifeste del mondo alpinistico contemporaneo in cui si possono rilevare tutti gli elementi del romanticismo: la percezione del paesaggio, l’empatia, lo slancio sentimentale, il volo di fantasia, il riferimento all’idealismo magico di Novalis, il simbolismo, la nostalgia. E con il termine “Antiche Sere”, metaforicamente speculare al “Nuovo Mattino” dei primi anni ’70, possiamo altresì intendere un periodo storico ben preciso che va dal 1979 a quel tragico giugno del 1983, quando Gian Piero decise di lasciarci. In noi, all’epoca giovani apprendisti del mondo del verticale, rimase l’indelebile ricordo dei frequenti incontri serali ai Massi di Balme di Cantoira, animati da un uomo elegante nel gesto e nella parola. Negli anni che seguirono, invece, maturò sicuramente in me la voglia di studiare a fondo l’essenza del suo pensiero, troppo spesso mistificato e asservito a un certo manierismo letterario. Ricorderemo Gian Piero dunque, a trent’anni esatti dalla sua scomparsa, lo faremo con amici e famigliari e con il rammarico che le nostre valli non sono solite celebrare i loro uomini più illustri. Lo abbiamo già visto succedere in passato. Ed è un vero peccato oltreché un’occasione persa.

venerdì 29 marzo 2013

K2: polemiche inevitabili sulla Fiction Rai?

E' più normale che ci sia stato un pò di trambusto nella comunità alpinistica "per bene", in seguito alla messa in onda della Fiction RAI: K2 la montagna degli italiani. Anzi, il CAI non ha perso tempo a prenderne le distanze. E' vero, alcune sfumature della fiction non possono che provocare un certo imbarazzo. E' un imbarazzo non dissimile, per esempio, da quello che gli storici possono aver provato migliaia di volte nella visione delle numerose pellicole holliwoodiane di genere bellico che molti di noi, magari, hanno consacrato alla "storia della cinematografia". E' solo questione di sensibilità dei punti di vista. Che dire allora del capolavoro di Trenker "La grande conquista"?, storicamente inattendibile ma fascinoso ed intrigante? Di fronte ad una fiction non bisognerebbe nutrire troppe aspettative storico-documentaristiche, salvo poi ritrovarsi tutti scontatamente indignati. Certo è, che la fiction italiana, salvo capolavori del passato come i Promessi Sposi, La Cittadella o l'Odissea, si è nel tempo "mediasetizzata" ed ha assunto sempre il volto rassicurante, pacioso, buonista e mai troppo serio che tanto piace all'italietta del qualunquismo. Ti "romanizzo" Bonatti e te lo vendo come il Raul Bova dell'Alpe? Ecchissenefrega tanto, è bello, tagliagola e piace a nonne, massaie e bambini. L'abbiamo già visto questo esperimento mal riuscito, per esempio con la miniserie "Il cuore nel pozzo" dove il pur bravo Beppe Fiorello non sostiene una storia il cui tema è la tragedia delle foibe. Altri esperimenti cinematografici,invece, come "El Alamein la linea del fuoco", pur con un'onestà di fondo e con bravi attori come Pier Francesco Favino non hanno saputo rendere il vero dramma e l'eroismo della battaglia di El Alamein, anzi, la storia vive addirittura in uno spazio temporale parecchio distante dall'inferno di quella battaglia. Anche i reduci della Pavia o della Folgore ebbero parole molto critiche per la pellicola, ed avevano motivi ben più validi del nostro lagnosetto orgoglio alpinistico. Conoscendo però Bonatti ed il suo spirito, sono certo che come Harrer di fronte a Brad Pitt, scherzoso e affabile come sempre il nostro avrebbe certamente detto :"Certo che ero più bello io...". Al contrario (e questo è il limite della fiction sempliciona) non l'avrebbe soddisfatto la parte che doveva avere funzione di "riscatto". Ma quel riscatto Walter l'aveva già ampiamente avuto, così come l'affetto incondizionato e la simpatia di quel grande pubblico anche di "non alpinisti".